€ 19,50
«berlino è troppo grande per berlino» è il curioso titolo di un libro del flàneur hanns zischler che scherza sulla bassa densità abitativa di questa città policentrica così estesa: una delle ragioni per cui la sensazione che suscita è quella di libertà e «spazio». ma «berlino è troppo grande per berlino» anche in senso più ampio: come convivere e tenere viva la fiamma di un mito così ingombrante come «berlino, città di tendenza»? per capirlo è necessario un viaggio alle sue origini, gli anni novanta, quando il tempo sembrava essersi fermato: cicatrici della guerra ovunque, stufe a carbone, palazzi fatiscenti, minimarket spartani, mai una casa che avesse l’ascensore e un citofono funzionante. visitarla era un’esperienza allucinogena, un viaggio nel passato e nel futuro allo stesso tempo, quando una gioventù curiosa sembrava aver fatto proprio – ribaltandolo in positivo – il famoso aforisma di inizio novecento di karl scheffler: «berlino è condannata per sempre a diventare e mai a essere.» la ricerca della rovina abbandonata, la caccia al cimelio del mercatino, le feste illegali negli scantinati oggi non ci sono più. quell’epoca di archeologia urbana è finita per sempre: quasi tutti i palazzi sono stati ristrutturati, le case occupate sgomberate e i negozi con il tipico arredamento ddr hanno chiuso. senza più ferite del passato il corpo della città è forse meno drammatico ma di certo è più forte, sano. anche gli abitanti hanno perso qualcosa di quello struggimento, di quella vena romantica e autodistruttiva, e oggi c’è perfino chi viene a berlino per lavorare e non solo per «creare» o semplicemente oziare. ma berlino rimane una città giovane, che non si attacca morbosamente a un passato «povero e sexy» e i cui unici feticci intoccabili sono una multiculturalità che non accetta compromessi e un futuro che è sempre tutto da scrivere. anzi, per citare uno che la conosce bene, berlino è e sempre sarà «potenziale puro».
Disponibile su ordinazione