Questo tipo psicologico considera la realtà come un gigantesco rompicapo, in cui i pezzi devono incastrarsi logicamente per poter capire l’immagine completa. Ha una perspicacia eccezionale nel comprendere i criteri di organizzazione e la complessità delle situazioni. Ma non affronta la vita con l’atteggiamento tipico di un tecnico maniacale che tiene conto di ogni minimo dettaglio. Lui ragiona per concetti, un passo alla volta. I problemi che lo assorbono sono troppo complicati per essere risolti con il semplice buon senso o l’intuizione. Richiedono una mediazione di relazioni strutturali costruite attraverso la logica.
Questo individuo osserva i fatti, trae conclusioni momentanee, prevede ciò che accadrà in seguito e quindi confronta le previsioni con le reali conseguenze. Qualsiasi cosa non possa essere confermata da dati incontrovertibili viene eliminata. Seguendo l’inarrivabile detto di Sherlock Holmes: “Quando hai escluso l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità”.
In genere, questo individuo desidera che le sue abilità siano utili agli altri. Nonostante abbia bisogno di interagire con gli altri, non è incline alle situazioni di gruppo; non gli piace fare piani basandosi sulle idee o sull’approvazione altrui. Vuole svolgere il suo ruolo in un sistema più ampio e assumersi la responsabilità degli obiettivi che si è prefissato. Nelle situazioni sociali, la sua conversazione tende ad essere impersonale e verte su fatti concreti: il lavoro o informazioni che ritiene interessanti.
Questo individuo ha un forte senso dei principi. È sicuro di sapere come le cose dovrebbero andare e cerca di vivere in accordo con le regole che si è imposto. Non ha interesse per il ragionamento puramente astratto o le speculazioni teoriche che non hanno alcuna applicazione pratica. Potrebbe anche accettare, ad esempio, di discutere i pro e i contro di una possibile strategia, ma vorrà che l’analisi porti a una decisione concreta che abbia senso per lui e che corrisponda ai suoi criteri.
Pensa in termini di ordine gerarchico, cioè stabilisce le priorità e le segue, una per una, in ordine decrescente di importanza. Capisce l’importanza di una catena di comando ben definita. Vuole sapere in quale posizione si trova nella valutazione degli altri e desidera che tale posizione sia meritata. Per lui, le persone sono come edifici: più solide sono le fondamenta, più alto possono arrivare. Fare progressi è sempre questione di duro lavoro, di impegno totale, un passo alla volta. Ogni traguardo richiede di aver raggiunto una vera competenza in mansioni ben definite e viene accompagnato da specifici riconoscimenti. Saltare una tappa o ottenere un riconoscimento per ragioni personali è per lui impensabile.
Va detto che questo tipo è incline a dare la precedenza alle responsabilità che non coinvolgono la sua sfera privata piuttosto che quelle che riguardano la sfera dei suoi affetti. In genere, le prime sono quelle che si è assunto nei confronti di un sistema sociale organizzato; poiché, sbagliando, giudica le priorità affettive impegni che riguardano lui solo, tende ad accantonarle come fa con tutti gli altri suoi interessi soggettivi, in nome delle necessità collettive. Ecco perché rischia che il partner lo accusi di non essere capace di dimostrare i suoi sentimenti e di comportarsi in conseguenza.
In generale, ritiene che la dedizione e la fedeltà con cui vive un rapporto personale bastino a dimostrare il suo impegno emotivo. Per converso, è assai probabile che manifesti un attaccamento sentimentale alle tradizioni della famiglia o della società (compleanni, vacanze insieme, riti di passaggio e così via) con forte valenza collettiva e che, giustamente, possono essere considerati doveri affettivi con precedenza assoluta.
In generale, questo tipo è cauto a dividere la vita con qualcun altro, a meno di non provare una forte affinità. La cautela abbraccia anche l’intimità fisica. Egli tende ad associare, in maniera alquanto indiscriminata, il contatto fisico con una violazione dei confini personali, che può essere aggressiva, eccitante, o tutte e due le cose insieme. Un casuale sfiorarsi di mani, un abbraccio per una vittoria conseguita possono assumere per lui
un sapore strano.
Il rapporto dove questo tipo si trova probabilmente più a suo agio è quello in cui mette in comune il suo sapere o lo usa nell’interesse di un altro. I momenti migliori con i figli, per esempio, saranno quando li aiuta a fare i compiti, gli mostra come si fanno le cose o li illumina su una strada da intraprendere e sostiene le loro ambizioni sul lavoro. Spesso è attratto dal cameratismo che si crea nelle situazioni di insegnamento e tra maestro e discepolo. Non di rado, quando va in pensione, lo ritroviamo che istruisce le persone che lo seguono e gli piace dare consigli a chi si sta avviando a fare la sua stessa professione.
In verità, l’identità di questo tipo è legata a quel che sa fare e per sentirsi ‘se stesso’ può essere che abbia bisogno di lavorare o di insegnare. Se invece sceglie di restare a casa, probabilmente organizzerà e gestirà un ménage all’insegna dell’efficienza. Quando però scopre che quel che sa non è più utile a nessuno, rischia di vivere una grave perdita del sé. Questo tipo nella sua professione è uno che vuole saperne abbastanza per avere sempre il coltello dalla parte del manico. Se i parametri della sua professione cambiano, si rifiuterà di imparare tutto daccapo come uno alle prime armi Si cercherà invece un posto adatto alle sue competenze, dove poter continuare a fare quello che sa. Ma una volta che si sia reso conto che le idee o le prassi innovative stanno entrando a far parte del ‘sistema’, in genere vi si adatterà, rimanendo nel flusso collettivo.
A volte le persone interpretano la gradualità con cui il tipo ESRG affronta il cambiamento per una tendenza allo status quo, come se non volesse cimentarsi in nessuna situazione nuova. E invece, non è conservatore per temperamento. Come tutti i tipi, anche lui, prima di agire, ha bisogno di fare delle previsioni. Non si imbarcherà in una ricerca se prima non ha un piano che possa ragionevolmente funzionare. E l’unico modo per poter fare quel piano è basarlo su quel che sa: i dati su cui può contare, la sua esperienza reale.
Una volta che abbia elaborato la mappa del territorio compreso fra l’intenzione e l’obiettivo, tira fuori tutte le sue risorse e la sua inventiva.
La sfida della realizzazione lo eccita e lo ispira. Se per quel lavoro è stato messo a punto un nuovo marchingegno, lui lo prova. Ma se non funziona, lo elimina. Se non riesce a trovare l’attrezzo giusto, ne improvvisa uno con quello che ha a portata di mano.
Ma non si tratta tanto di improvvisazione quanto di concentrazione mirata. Questo tipo è tenace, paziente e capace di riunire tutte le energie al servizio di un compito cui sta lavorando. Suddivide i progetti in fasi, che porterà a termine, una alla volta.
Una delle ragioni per cui non gli piace di venire interrotto nel bel mezzo di un progetto è proprio questa: che perde lo slancio. E perde anche il filo. Una volta che si sia distratto, non riesce a tornare al punto in cui si è interrotto e proseguire. Deve ricominciare dalla suddivisione del progetto in fasi. Quindi, ricomincerà daccapo, ripetendo le operazioni già compiute, in modo da essere sicuro di aver capito bene qual è il passo successivo.
La sua metodicità è preziosa nei rapporti che non rientrano nella sfera affettiva, specie quando un’impresa richiede che niente di importante sia affidato al caso. I problemi possono nascere quando le priorità degli alti entrano in conflitto con quelle da lui stabilite. Lo stereotipo classico è quello che ha programmato una vacanza in anticipo e che viene deluso dall’imprevedibilità dell’esperienza reale.
E in questo senso che egli rischia di perdere di vista le opzioni e le possibilità. Non di rado si attiene a un modo prevedibile di fare una cosa, semplicemente perché in passato ha funzionato, incurante del fatto che, nella situazione attuale, possa magari non essere il più realistico o il più umano, Questo tipo deve incamerare dentro di sé una quantità di dati tratti dall’esperienza immediata, tali da rendere la sua logica flessibile e in sintonia con le situazioni reali.
Questo è l’obiettivo della sua funzione secondaria, la sensorialità Introversa, che è la sua migliore fonte di informazioni soggettive immediate.
Grazie a questa funzione, egli diventa consapevole dei dati esistenti al di fuori delle sue categorie razionali, alcuni dei quali vanno presi in considerazione, quando si tratta di fare un programma.
Come tutti gli Estroversi, anche questo tipo tende a credere che la sua dimensione Introversa sia fatta di impulsi e desideri abbandonati, una volta che lui si sia conformato a un ruolo sociale. Ma, sotto questo aspetto, egli ha un problema particolare: tende a ignorare tutti gli aspetti della via che non trovano giustificazione logica nelle sue responsabilità in ambito sociale.
Il risultato è che tenderà a trascurare le esperienze che contrastano con le sue priorità in una data situazione; ignorerà i problemi della vita reale che esulano da quelli che considera dei doveri; non terrà conto delle alrui (o anche delle proprie) necessità personali o fisiche fino a che il confitto che nasce in queste aree non lo costringe a prestare attenzione ai problemi in ordine al benessere umano e soggettivo.
Quando usa la sensorialità Introversa solo per rinforzare i suoi assunti riflessivi estroversi, tenderà a scambiare un atteggiamento impersonale e logico per un atteggiamento obiettivo e realista, restringendo troppo il campo della riflessività. Perderà infatti di vista le variabili che per lui non hanno valenza razionale.
Più cerca di essere impersonale e logico, più esclude dall’area della consapevolezza gli aspetti soggettivi della vita. L’emotività Introversa, che è la funzione in lui meno cosciente, gli sfugge di mano e comincia a boicottare la posizione dominante.
Quando viene sommerso dagli stimoli personali e soggettivi dell’emotività innescata dalla funzione inferiore, in genere reagisce aumentando gli sforzi per rimanere freddo, logico e controllato. Si aggrappa a quello che sa fare. Non si rende conto di quanto abbia investito emotivamente nei dettagli di questo sapere. Diventa parziale, e la sua metodicità attenta si congela in una tendenza al perfezionismo.
Per esempio, potrà non rendersi conto quando l’esecuzione di un compito richieda un metodo “buono quanto basta” o addirittura alla “purché sia”. Invariabilmente, lui affronta tutte le situazioni con la stessa inesorabile attenzione che mette in tutte le attività importanti: Letteralmente non vede altre scelte, e spesso, a parte l’area specifica delle sue competenze, non è animato da grande curiosità.
Infine, si ritrae dalla terza funzione, l’intuizione estroversa, che gli permetterebbe di razionalizzare lo squilibrio dei suoi comportamenti, e punta l’attenzione sulle conseguenze negative di un’azione che sia in contrasto con la sua immagine di uno stile di vita ragionevole.
Vive un senso di conflitto, ma ne attribuisce l’origine al mondo esterno. Si preoccupa della sensibilità degli altri e
ritiene che le persone abbiano bisogno di lui per farsi gestire le cose.
Per molti componenti di questo tipo psicologico, è la vita stessa a scatenare una crisi della funzione secondaria. Come dice bene Jung, solo per un tempo limitato questo tipo riuscirà a forzare “il marasma e la casualità della vita in uno schema definito”. I cosiddetti ‘atti divini’ fanno anch’essi parte del tessuto.
Inoltre, quando questo tipo chiude le porte al conflitto interno, lo sta semplicemente proiettando sul mondo esterno, dando luogo a problemi che non possono essere risolti al di fuori di una prospettiva Introversa cosciente. E possibile, per esempio, che senza volere lui spinga altri ad ‘agire le sue funzioni inferiori, e che i conflitti relazionali che ne risultano facciano crollare le illusioni che lui culla sul rapporto di coppia, sui ruoli in famiglia o sul matrimonio come istituzione.
Quando si rende conto che il suo modo di vedere razionale è meno reale di quanto pensasse, viene catapultato nel regno empirico della sensibilità introversa, e vive una crisi di fiducia. Questo conflitto interno non verrà mai risolto del tutto. Ma se lui lo accetta e ci si confronta, pian piano ottiene il riconoscimento che merita. Sviluppa un senso dei principi che va oltre agli aspetti della vita che lui sa controllare e giustificare. Diventa realista nel vero senso della parola, capace, cioè, di accettare e prendere a considerazione gli aspetti irrazionali e personali della vita.
Questo tipo ben sviluppato non è soltanto un paladino di un sistema organizzato, ma è un paladino dei principi in sé.
A questo punto, avrà il coraggio delle sue convinzioni, che gli conferisce una certa generosità d’animo. Sa in che cosa crede e vive di conseguenza; è disposto a difendere la giustizia contro i torti, ma ha anche
fiducia nel potere della verità di essere tollerante, lasciando agli altri la libertà di riconoscerla con i loro tempi e i loro modi.
Le posizioni lavorative affini con questo tipo psicologico sono quelle di amministratore, addetto alle vendite, avvocato, pubblico ufficiale, dirigente d’azienda, detective, consulente finanziario, insegnante, investigatore e simili