FUNZIONE Dominante: intuizione Introversa

FUNZIONE Secondaria: Riflessività Estroversa

Terza FUNZIONE: emotività Introversa

FUNZIONE Inferiore: Sensorialità Estroversa

Questo tipo si affida alla riflessività estroversa per tutto quanto riguarda i rapporti con il mondo esterno, spesso ha un modo di accostarsi alla realtà di taglio scientifico, un po’ scettico. Vuole sapere come funzionano le cose e come ci si può aspettare che si comportino in circostanze diverse. Insofferente di qualsiasi spreco di movimento, di parole e di emozioni, può risultare difficile capire in che modo si pone rispetto al mondo esterno.

Per quanto a prima vista assomigli al tipo riflessivo estroverso, questo tipo è sempre guidato dall’intuizione. Raramente condivide gli assunti comunemente accettati in tema di regolamenti, leggi e gerarchie, e anzi, spesso ne fa oggetto di un umorismo aspro o sprezzante. Lui sfrutta ciò che funziona al servizio delle sue idee ed è molto rapido nel disfarsi o nel modificare ciò che non serve allo scopo.

La verità fondamentale è qualcosa di diverso dalla conoscenza manifesta che, in un modo o nell’altro, è sempre un’invenzione. Se una teoria funziona, poco importa chi la sostiene o quale significato gli venga attribuito. Se invece non funziona, perché darsi pena? Questo tipo in genere, non persegue un obiettivo a meno che non lo giudichi compatibile con la ragione e dedicherà molto tempo a cercare di separare la logica reale di teorie e formulazioni accettate dai principi dettati dall’opportunismo o semplicemente limitati. Per questa ragione, è attratto dalle scienze, dalla matematica e dalla medicina, tutti campi dove le nuove idee sulla realtà vengono continuamente costruite e verificate in base alla logica. Altri suoi campi di interesse potranno essere la psicologia, le attività editoriali e la linguistica. Nel seguire le sue intuizioni, inevitabilmente combina insieme elementi che appartengono a campi diversi, di cui percepisce una sottostante comunanza di forma o di significato.

La sensazione che esistano una struttura o un significato sottostanti lo porta ad apprezzare sia l’eleganza della forma sia l’arguzia dell’espressione. Non esiste cosa che non possa sopportare di essere riveduta e riportata alle sue componenti essenziali. Bastano i collegamenti che questo tipo percepisce fra le diverse aree della conoscenza a convincerlo che sta andando nella direzione giusta, anche quando non è in grado di spiegare che cosa sta cercando.

Inoltre non può accettare nuove informazioni se non riesce a metterle in relazione con il proprio mondo interno, ma le analizza le rifiutando per lo più di lasciarsene influenzare, cioè mettendole al vaglio a partire da prospettive diverse ed evidenziandone i limiti. Dal momento che questo processo interno è legato all’identità che si è costruito, è possibile che capire “chi è veramente” gli richieda molto tempo. Il suo bisogno di scoprire “quel che manca” in un sistema di informazioni, lo tiene invariabilmente prigioniero del suo mondo mentale, impegnato in una ricostruzione fantastica delle idee, e lo sforzo necessario diventa la ricerca di una parte di sé. È possibile che sviluppi l’abitudine distruttiva di formulare la propria identità in termini della capacità di individuare i limiti delle situazioni, dato che ha bisogno di scoprire le lacune che gli permetteranno di diventare spettatore, anziché attore. Nell’ambito delle competenze tecniche e intellettuali dispone di una sorta di bussola interna, e preferirà senz’altro una situazione in cui non debba coordinare il lavoro insieme a un altro o riferirgliene.

Inoltre, non prende come un fatto personale una critica che venga mossa alle sue idee. Per lui, posizione, titolo e reputazione sono categorie che non hanno senso. Non prenderà in considerazione il giudizio di un altro in merito al loro valore a meno che non lo ritenga intellettualmente qualificato a fare una valutazione del genere. E di solito, anche quando il giudizio sia ammissibile, lo considera semplicemente l’indicazione di ciò che l’altro pensa e di quelle che sono le sue aspettative.

I rapporti personali, invece, sono un’altra cosa. Questo tipo è molto meno sicuro di sé in una situazione esclusivamente sociale. Non si esagera quando si dice che il rapporto primario lo stabilisce con il proprio mondo interno, che lui alimenta, a spese delle capacità sul piano dei rapporti sociali e dell’arte del compromesso.

Spesso, quando qualcosa lo eccita o lo interessa, non vede altro, e dai suoi subordinati si aspetta lo stesso livello di partecipazione. Quando una situazione, da impersonale e apparentemente prevedibile che era, tutt’a un tratto reclama un impegno non programmato, lui crea intorno a sé un’atmosfera ansiosa.

Non gli piace ripetere due volte una stessa cosa, e quando giudica inutile ciò che qualcuno sta dicendo, interrompe l’interlocutore. Il suo bisogno di trovare un punto di vista alternativo per capire le cose può passare per disapprovazione o rifiuto, come se avesse vagliato e giudicato inadeguate le idee di chi sta parlando. Per questo, c’è il rischio che anche chi lo conosce bene lo giudichi indifferente o ipercritico nei suoi confronti.

Dietro alla sua riservatezza, questo tipo può nascondere una grande solitudine, non sapendo come adattarsi, anche quando vorrebbe entrare nel gruppo. Questo aspetto del suo carattere dipende, in parte, dal fatto che questa tipologia è relativamente rara. Rappresentando, infatti, 11 per cento della popolazione, in genere, in famiglia, è l’unico rappresentante del suo tipo. E anche a scuola, dalle elementari alle superiori, spesso è l’unico della classe. La percentuale si sposta all’università e dopo la laurea, non ha tutti i torti a sentirsi diverso dagli altri.

Poiché si mette in relazione con il mondo esterno attraverso la riflessività estroversa, in genere interagisce cercando di stabilire il rapporto logico fra i punti di vista e le richieste degli altri e le sue esigenze personali. Per questo motivo, non fa molta esperienza in aree relazionai che non lo interessano.

Molti di loro imparano a parlare presto e bene, e sfruttano le loro capacità verbali per evitare di lasciarsi trascinare in cose che non capiscono o che non desiderano fare. Ma la consapevolezza dei sentimenti altrui non va di pari passo con la sua abilità verbale. Il giovane di questo tipo, in genere, è intellettualmente precoce ma emotivamente immaturo, dal momento che esercita la funzione dominante mettendo una distanza fra sé e gli altri, sotto forma di commenti ironici e di un certo sarcasmo giovanile.

A volte, rimane sorpreso che le sue osservazioni suscitino una risata e gli procurino, da parte del gruppo, quell’approvazione che stava cercando di accattivarsi. Questa situazione paradossale lo diverte e lui cerca di sfruttarla a proprio vantaggio, mettendosi a sperimentare quali siano i confini dell’umorismo. Come tutti gli altri tipi, anche questo oppone resistenza alle sue funzioni meno sviluppate e cerca di evitare le situazioni che rischiano di attivarle. È tuttavia scontato che, nel corso di una vita normale, sensorialità ed emotività, le due funzioni più deboli in lui, non possano essere evitate.

Esse sono infatti l’unico mezzo che abbiamo per esprimerci in maniera concreta: piaceri e desideri fisici, legami emotivi, l’amore per la casa e il focolare domestico, la sensazione di essere reali e di avere delle radici.

Questo tipo non manca di apprezzare queste cose, ma più in astratto che nella confusa realtà della vita quotidiana. Dal momento che per lui la maggior parte degli eventi è frutto di un assortimento casuale di elementi che possono essere scomposti e ricomposti a piacimento, è probabile che abbia qualche difficoltà a pensare che l’affetto o l’interesse di un altro per lui possano essere duraturi. In generale, si comporta con i sentimenti allo stesso modo che con le idee: definendoli e spiegandoli a se stesso, in modo da sapere che cosa aspettarsi, o tenersene a debita distanza per non lasciarsene influenzare.

Nella mente di questo tipo l’amicizia richiede un genere di investimento particolare; i rapporti sessuali un altro; il matrimonio un altro ancora. Prima di lasciarsi coinvolgere, vuole sapere in quale categoria affettiva si sta impegnando.

Ma il rapporto reale è all’insegna dell’imprevisto, e la gente in carne e ossa non accetta le categorie che questo tipo cerca di applicare. E difatti, attrazione sessuale e infatuazione romantica, di solito, lo colgono di sorpresa. Ma per quanto apprezzi i piaceri della sensualità, il tumulto di emozioni che questa gli scatena dentro, alla fine, lo costringe a ricorrere alle funzioni inferiori.

In contrasto con il suo solito modo di considerare la realtà come qualcosa di casuale, questo tipo comincia allora a vivere sotto l’influenza della funzione sensoriale Estroversa, con una forte ansia per il possesso materiale. Si sente impulsivo, non riesce a controllarsi, a dare niente per scontato. Si preoccupa che la sua vita intellettuale non rientrerà nei ranghi fino a che il rapporto affettivo non si normalizzerà e non diventerà stabile. Tenterà, così, di riprendere il controllo della situazione premendo per arrivare a una dichiarazione e a una stabilizzazione del rapporto, quantunque neanche a lui siano chiare le sue stesse intenzioni, oppure riattivando il giudizio critico per riprendere le distanze dai sentimenti.

Apprezza la sicurezza di un rapporto impegnato e, data la proporzione fra Estroversione e Introversione nella nostra cultura, spesso finisce per sposare un tipo Estroverso. Gli piace la famiglia ed è insolitamente rispettoso dell’individualità e dell’indipendenza sia del partner che dei figli.

Può accadere, però, che non riesca a reggere il tipo di rapporto Estroverso che il partner si aspetta.

La cosa più probabile è che si adatti e che, alla prima occasione, riaffermi il primitivo rapporto con il proprio mondo interno. Questo vale sia per il versante maschile che per quello femminile.

Un eccesso di stimoli o di conflitti esterni gli fa perdere il contatto con i suoi processi intuitivi; allora diventa irrequieto, si annoia, gli sembra che la vena affettiva si sia esaurita. Per questo, ha bisogno di passare molto tempo da solo.

Un’altra cosa di cui ha molto bisogno sono attività fisica e sfide intellettuali. Se il partner non riesce a soddisfarlo in questo senso, è assai probabile che egli se le cerchi da solo o con altri. Quello stesso tipo psicologico che alle feste si annoia e si guarda intorno per tuffarsi sul primo scaffale di libri che trova, quando si ingolfa in una conversazione intellettuale complessa e intricata si dimenticherà perfino di mangiare e di dormire. Infatti, per lui, la comunione di menti che si assomigliano, a livello cerebrale, è un po’ come innamorarsi.
Può addirittura accadere che non ceda a una concomitante attrazione fisica per uno spirito che gli è affine, per paura che la chimica dei sentimenti e le aspettative sociali compromettano il rapporto. L’uso cosciente della Riflessività estroversa gli dà quel che gli manca: sentirsi radicato nel mondo concreto, il mondo delle bollette, degli orari ferroviari, degli appuntamenti dal medico e dal dentista, delle scarpe da portare a riparare, e così via. Come usano dire i maestri Zen: “Dopo l’illuminazione, lava la ciotola”

La Riflessività Estroversa lo aiuta anche a prendere atto delle opinioni e delle aspettative altrui, rendendolo più capace di interpretarne le espressioni e i comportamenti per estrarne suggerimenti sul piano dei rapporti sociali. Molti esponenti di questo tipo, per esempio, scoprono che le loro ambizioni di carriera li spingono a sviluppare un repertorio di comportamenti che comunicano buona volontà e mettono le persone a loro agio.

I lavori adatti a questo tipo possono essere legati alla matematica e alla logica come programmatore, sviluppo software, economista, dipendente presso istituti di sondaggio oppure lavori come psichiatra, medico, avvocato e altre professioni dove intelligenza e dialettica su incontrano.