
Questo libro è per chi avverte un fuoco bruciare dentro, per chi sente che la propria strada è lontana e non ha paura di raggiungerla, per chi ama il gelato alla ciliegia e per chi costruisce ogni giorno, passo dopo passo il suo futuro.
È il libro per voi se…
- Amate le storie vere;
- Siete curiosi e vi piacciono le descrizioni minuziose di tradizioni religiose diverse dalla nostra;
- Se riuscite a comprendere il tormento di chi dalla propria vita si aspetta di più;
- Siete dei fan degli animi ribelli e di chi mette sempre in discussione le proprie convinzioni;
- Sapete cosa significa non sentirsi amati da nessuno.
Lasciate perdere se…
- Vi piacciono testi con un ritmo incalzante;
- Le descrizioni vi annoiano terribilmente;
- Vi infastidiscono le pratiche religiose ultraortodosse.
TRAMA
Ex ortodossa è il racconto in prima persona di un incredibile percorso di crescita e di liberazione, scritto in modo sapiente e senza sconti.
«Lo stile realistico di Feldman cela profonde introspezioni». – The New York Times
«Eloquente, piacevole, e commovente quanto basta… Tutte le ragazze di Brooklyn compreranno questo libro per poi nasconderlo sotto il materasso e leggerlo al buio, in gran segreto – e qualcuna forse mediterà la sua prima fuga». – HuffingtonPost.com
«Un racconto di formazione intenso, ben scritto e straordinariamente commovente». – The Jewish Week
La comunità chassidica Satmar di Williamsburg, New York, si distingue fra i gruppi ultraortodossi ebraici per le sue regole severe. Poiché i Satmar vedono l’Olocausto come una punizione divina, per evitare che la Shoah si ripeta, vivono un’esistenza schermata e scandita dai riti religiosi. La sessualità rappresenta un tabù, i matrimoni sono combinati e nella vita di tutti i giorni si parla yiddish, poiché l’inglese è proibito. Deborah Feldman fatica ad adattarsi allo stile di vita severo e alla posizione inferiore della donna all’interno della comunità religiosa in cui nasce e cresce. Il suo senso di giustizia e la sete di conoscenza la porteranno a mettere in discussione il mondo che la circonda.

QUELLO CHE DI VOSTRO POTETE TROVARE QUI DENTRO
Amici cari, oggi siamo qui per parlare di Ex ortodossa di Deborah Feldman, un libro del quale sono venuta a conoscenza tramite la serie tv Netflix Unorthodox, alla quale si ispira ma che differisce in molte parti dalle vicende che sono narrate nel libro.
Vi devo confessare il mio peccato: prima ho guardato la serie tv e poi ho letto il libro, ma la prima non ha tolto niente al secondo.
I temi principali intorno ai quali di svolge il romanzo sono principalmente due (e non di poco conto): libertà e identità. Due concetti che sembrano completamente astratti e scontati ma sui quali, soprattutto sul primo, abbiamo riflettuto a lungo durante questo ultimo periodo.
La protagonista, Devoiri è una bambina che cresce nella comunità chassistica ultraortodossa di Satmar, nel distretto di Williamsburg a New York. E qui c’è quello che potremmo definire un ossimoro culturale: siamo nella New York negli ultimi anni novanta, primi duemila tra hipster che si appropriano di nuovi quartieri, movimenti artistici e culturali underground, ma nel libro ci ritroviamo a contatto con una realtà che sembra uscita da un romanzo del Settecento. La vita parte subito in salita per la nostra protagonista: la madre è scappata e vive come una goy, il padre è un malato psichiatrico del quale nessuno si occupa perché la sua malattia è vissuta come una punizione divina alla quale non ci si può sottrarre.
Devoiri cresce con i nonni paterni: Bubby la nonna è l’unica persona con la quale riesce a stabilire un contatto umano significativo; Zeidy il nonno è uno studioso del Talum e uomo d’affari instancabile verso il quale la protagonista nutre stima e affetto, ma che si dimostra inflessibile per quanto riguarda il rispetto delle regole e della comunità. Intorno a loro una grande quantità di zie, cugine, cugini, e parenti vari che la trattano con una sufficienza spesso venata di disprezzo.
Fin da subito Devoiri sente dentro di sé un senso critico e di distacco rispetto alle severissime regole che scandiscono la vita delle donne all’interno del gruppo. Nessuna istruzione, a parte quella basilare, è prevista per loro. L’obiettivo della loro esistenza è quella di essere delle brave mogli e madri, la devozione al marito deve essere totale e incondizionata.
Gli uomini dettano le regole e le donne sono costrette a subirle, ma invece di unirsi e ritrovarsi solidali sono le peggiori aguzzine di loro stesse, con controlli serrati e ammonizione per chi prova a sottrarsi alle leggi del rabbino.
Passiamo con la protagonista la sua infanzia, leggiamo insieme a lei di nascosto Piccole donne e Orgoglio e pregiudizio, tratteniamo il fiato quando in biblioteca le sembra di scorgere un volto noto. La lettura è la chiave di volta per la sua indipendenza, è proprio tramite i libri che Devoiri capisce che lei dalla vita vuole di più, ma è combattuta con la sua parte legata all’identità: vuole disperatamente appartenere a qualcuno a o qualcosa.
Prova invidia le sue compagne che hanno famiglie normali e non sono costrette a vestirsi con abiti usati, non perché i nonni di Devoiri non potessero permettersene di nuovi, ma perché Zeidy considera il lusso come qualcosa che può corrompere l’anima di un fedele.
Dentro di sé Devoiri mette continuamente il discussione le regole che le vengono imposte, ma all’esterno cerca di aderire il più possibile agli standard imposti per essere accettata e sentirsi finalmente parte di qualcosa. La sua vita procede tra letture e liceo e, grazie agli ottimi risultati ottenuti, riesce a diventare un’insegnante. Stringe un’amicizia fraterna con una collega di nome Mindy e tutto sembra andare per il verso giusto. Quando compie diciassette anni la sua famiglia le trova un ragazzo per un fidanzamento combinato che culminerà, sette mesi dopo con il matrimonio. Per la prima volta in vita sua Devoiri si sente parte di qualcosa: i nonni non badano a spese per il suo matrimonio e la severa zia Chevy le dedica mille attenzioni. Il futuro marito, Eli, sembra essere diverso dai genitori fanatici osservanti e Devoiri comincia a vederlo come una fuga verso la libertà.
Da questo punto in poi tutto sembra precipitare verso un baratro di oscurità fatta di giudizi, ansia e attacchi di panico. La rinascita di Deborah e il successivo abbandono della propria famiglia sarà la parte più dura da affrontare per la protagonista, ma che rende benissimo l’idea della forza interiore di questa donna, che riesce ad andare contro tutto quello che le hanno insegnato, tutto quello che conosce, per seguire la propria natura.
QUELLO CHE DI MIO HO TROVATO QUI DENTRO
Amo follemente le storie vere: memoir, romanzi di formazione, tutto quello che trova appiglio nella vita reale mi affascina. Credo che questo amore sia nato nei primi anni 90’, quando a scuola leggevamo “Alice e i giorni della droga” (anche se non si è mai capito se la storia fosse reale o meno) e “Noi ragazzi dello zoo di Berlino”.
Sono caduta nel trappolone teso da Jt Leroy nei primi anni 2000, ve lo ricordate vero? Il tizio con la parrucca che in realtà non esisteva.
Se non sapete di che cosa sto parlando, finite di leggere questa recensione e fiondatevi a leggere tutta la sua assurda storia.
Ok, sto divagando.
In questo libro ho trovato la solitudine di chi sa di essere diverso in un mondo che non lo capisce, lo sforzo di piacere, di essere accettata, di essere amata.
Ho ritrovato quella sensazione di chi da un lato non riesce ad adeguarsi, che non aderisce al canone, ma dall’altro ha la disperata voglia di piacere, di confondersi tra le altre nella folla e scomparire.
Questo libro ci fa capire, una volta di più, come non dobbiamo mai tradire noi stessi, anche se questo significa pagare un prezzo molto alto.